Nel tumultuoso universo dei social media, ogni post, tweet o foto racconta una storia.
E cosa accade se dietro lo splendore delle immagini Instagram o il flusso di tweet si nascondono segreti indicativi della salute mentale?
Due studi rivoluzionari, condotti da Andrew G Reece e Christopher M Danforth nel 2017 e da De Choudhury e Gamon et al., gettano una luce sorprendente su questa questione vitale.
Partendo da angoli diversi, entrambi gli studi esplorano il potenziale dei social media nel predire e comprendere la depressione.
Cosa raccontano le nostre foto su Instagram?
Reece e Danforth, nello studio intitolato “Instagram photos reveal predictive markers of depression“, hanno analizzato oltre 43.950 foto di Instagram provenienti da 166 partecipanti.
Obiettivo dello studio è stata l’identificazione di correlazioni tra le immagini pubblicate e lo stato emotivo dei soggetti.
Dallo studio emerge che le immagini di individui con sintomi depressivi tendono ad avere tonalità più scure e meno volti.
Questo studio ha aperto la porta a una nuova comprensione del legame tra social media e la salute mentale.
Cosa raccontano i nostri tweet?
D’altra parte, De Choudhury, Gamon et al., nel loro studio “Predicting Depression via Social Media“, si sono concentrati sul linguaggio utilizzato dai partecipanti sul quello che al momento dello studio era Twitter (l’attuale X).
In sintesi, lo studio ha scoperto che i modelli linguistici nei tweet possono essere predittivi dei sintomi depressivi.
Grazie ad algoritmi di analisi del linguaggio naturale, hanno dimostrato che:
- i tweet di individui con depressione tendono ad essere negativi e orientati verso la tristezza
- di contro, quelli di individui non depressi riflettono una maggiore vitalità emotiva e sociale.
Utilizzeremo i social per scopo diagnostico?
Entrambi gli studi sollevano domande cruciali sull’uso responsabile dei social media e sulla protezione della privacy dei dati. E’ evidente che l’analisi del contenuto online per scopi diagnostici presenta opportunità e sfide etiche significative.
Da un lato queste informazioni potrebbero essere usate dalle piattaforme per vendere spazi pubblicitari in target alle aziende.
Tuttavia, questi studi offrono anche speranza e opportunità senza precedenti.
Immaginate di poter rilevare la depressione prima che si manifesti completamente, offrendo supporto tempestivo a coloro che ne hanno bisogno.
In definitiva, questi studi pionieristici ci incoraggiano a considerare i social media non solo come piattaforme di intrattenimento, ma anche come strumenti potentissimi per il monitoraggio e il supporto della salute mentale.
Quindi, capire e utilizzare questa ricchezza di informazioni in modo responsabile potrebbe aprire porte verso un futuro in cui la depressione è individuata e affrontata con compassione e precisione senza precedenti.
E tu cosa ne pensi?
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